LE 12 DONNE CHE HANNO FATTO LA STORIA DELLA MUSICA: Sonita Alizadeh

di Teresa Sacchi

L’amore è sempre stato un tema molto cantato nella musica, in grado di ispirare innumerevoli successi discografici. Se l’inizio o la fine di una relazione amorosa sono stati spesso fonte d’ispirazione per molti brani, c’è chi ha tratto la stessa ispirazione dalla propria opposizione netta ad un rapporto che di amoroso aveva ben poco. Questa è la storia di Sonita Alizadeh, giovane donna afghana diventata famosa grazie ad una canzone rap nella quale denuncia la tragedia delle spose bambine.

Nata nel 1996 in Afghanistan, Sonita cresce nella città di Herat insieme a sua mamma, suo papà e suo fratello maggiore. All’età di nove anni resta orfana di padre, situazione che porta la famiglia ad organizzare un matrimonio combinato tra Sonita e un uomo molto più grande di lei. La cerimonia, però, non venne mai celebrata in quanto, per sfuggire ai talebani, Sonita dovette trasferirsi con il resto della famiglia in Iran.

Il suo primo contatto con la musica avvenne proprio all’interno del centro rifugiati per bambini dove risiedeva. Lì, da una radio, sentì per la prima volta una canzone rap dalla quale, nonostante non comprendesse la lingua, restò molto colpita. La potenza di quel brano e l’essere finalmente in grado di leggere e scrivere, abilità imparate da poco all’interno del campo, la motivarono a stendere i suoi primi testi, nei quali sfogava la sua rabbia per le difficili condizioni di vita che era costretta a sopportare e per l’incertezza legata al suo futuro e a quello delle sue coetanee. Nonostante il divieto vigente in Iran per il quale alle donne era assolutamente proibito cantare, appena sedicenne Sonita aveva un sogno ben preciso: diventare una rapper. Per questo motivo decise di cercare un produttore e registrare la sua prima demo, intitolata “Daughters for sale”.

Sonita Alizadeh si esibisce all’ International Women of Courage forum nel 2016; dietro di lei sono proiettati i lyrics della sua canzone “Daughters for sale” (credits: flickr.com)

Tuttavia, la sua volontà dovette scontrarsi con quella della sua famiglia, che per lei aveva in mente un futuro ben diverso. Il fratello maggiore voleva riportare Sonita in Afghanistan, dove sarebbe stata venduta ad un altro uomo, anche in questo caso di molti anni più grande, che l’avrebbe poi sposata.

La regista iraniana Rokhsareh Ghaem Maghami si imbatté casualmente nel brano composto e cantato da Sonita, e decise di contattarla per filmarne il videoclip. Dopo una lunga trattativa, la famiglia concesse a alla figlia e alla regista sei mesi di tempo per portare a termine il lavoro, trascorsi i quali la ragazza sarebbe dovuta tornare a casa e accettare ciò che i suoi familiari avevano deciso. Il video di “Brides for sale” è molto esplicito: viene ripresa Sonita con indosso un abito da sposa, il volto coperto di lividi e un codice a barre sulla fronte, mentre canta e supplica la sua famiglia di non venderla.

Sonita nel videoclip di “Brides for sale” (credits: Facebook Sonita Alizadeh)

Nonostante la crudezza, il successo è immediato e ottiene un grande riscontro negli Stati Uniti, dove raggiunge il progetto “Strongheart group”, nato con l’obiettivo di aiutare i “giovani ambasciatori del cambiamento” a far sentire la propria voce. Fu proprio quest’organizzazione ad offrirle un visto per studiare e comporre musica in una scuola privata statunitense, che la ragazza accettò entusiasta. Nell’ottobre del 2015 ha tenuto un discorso al Women in the World Summit di Londra e la sua vita è stata raccontata nel documentario diretto dalla regista Rokhsareh Ghaem Maghami, presentato al al Sundance Film Festival dove ha vinto il gran premio della giuria.

Locandina del documentario diretto da Rokhsareh Ghaem Maghami (credits: Facebook Sonita Alizada)

Una parte di storia è stata scritta da Sonita, la quale dimostra ancora una volta come la musica sia un mezzo di comunicazione estremamente efficace ed espressivo, in grado di superare confini, abbattere barriere linguistiche, e dare visibilità a situazioni che, ancora oggi, sono tristemente avvolte dal silenzio.