Bach is in the air

di Andreas Albarosa e Leonardo Donadel

Ramin Bahrami e Danilo Rea arrivano a Gorizia, accompagnati solamente dai loro pianoforti Steinway & Sons. Come definire “Bach In the air”, progetto nato dalla collaborazione tra i due Maestri se non incredibile! Un’esperienza oltre che musicale anche teatrale, con imprevedibilità e improvvisazione come fili costanti che ci accompagnano dalle prime note fino agli ultimi istanti della serata; un’unione magistrale tra Bach e  l’improvvisazione creativa dei due pianisti.

Senza proferire parola, non appena seduti sugli sgabelli, con un’improvvisazione il maestro Rae  ferma il brusio  del  pubblico,  lasciando la parola all’”Aria delle Variazioni Goldberg di J.S.Bach, primo brano di uno dei grandi capolavori del compositore tedesco. Qui eseguito in maniera particolarmente romantica, nel senso musicale si intende, con trilli che sembrano accompagnarci in una dimensione di sconfinata leggerezza. Ma ecco che di nuovo improvvisamente alle dita di Bahrami si aggiungono quelle di Rae che con il suo modo di suonare ricorda molto Keith Jarrett, illustre pianista Jazz (che pure ha interpretato Bach), portando i due pianoforti a creare un dialogo sorprendente ed emozionante, un dialogo costruttivo e creatore di musica nuova ed irripetibile. Schema  che sarà costante per tutto il concerto. Non sempre i due pianisti suonano contemporaneamente, e questo permette al pubblico di apprezzare al massimo le influenze che li contraddistinguono.

I musicisti sul palco (credits: Andreas Albarosa)

La scelta dei brani è stata estremamente interessante  e brillante. il repertorio  è composto da composizioni ben note (quali l’Aria BWV 988 dalle variazioni Goldberg – Jesus bleibet meine freude BWV 147 – Preludio in si minore BWV 855 A – Preludio In do maggiore BWV 846 – Aria sulla IV corda BWV 1068 – Minuetto in sol maggiore BWV 114 – Preludio in do minore BWV 847 – Sarabanda BWV 808 dalla suite inglese n. 3 in sol minore – Sinfonia n. 11 in sol minore BWV 797 – Siciliana dalla sonata per flauto in mi bemolle maggiore BWV 1031 – Preludio dalla Partita n. 1 in si bemolle maggiore BWV 1002),  a chi è più familiare con la musica di Bach;  ciononostante, la sorpresa del pubblico aumenta ad ogni esecuzione, poiché l’elemento “improvvisazione” rende tutto nuovo,  fresco come il venticello di un caldo pomeriggio primaverile.

Esperienza anche teatrale perché tutto ciò che avviene sul palco  è frutto dell’improvvisazione; un esempio  sono i movimenti di Bahrami, con quel suo battere coi piedi a tenere il ritmo,  particolarmente presente mentre suona la prima fuga del WTK n.1; il suo costante spostare, aggiustare e mischiare gli spartiti, e  il leggere un misterioso foglietto  che, come successivamente rivelato (in privato) costituisce per lui “una fonte d’ispirazione”. Si potrebbe forse definire come una sorta di musa cartacea. Stimolanti anche le interruzioni, durante le quali i pianisti escono dal ruolo di musicisti, scherzando  e raccontando gli eventi che hanno portato alla concezione  del progetto. Particolarmente sentita e profonda la riflessione  sul tema dell’intelligenza artificiale, che  sta diventando un problema  per il mondo dell’arte: questa tecnologia viene spesso accusata di  rendere asettico, privo di spirito e “umanità”  quello che genera.  L’interrogativo che si pone è: se l’arte manca di queste caratteristiche, si può ancora definire come tale? Danilo spiega che ha in passato cercato di utilizzare questa tecnologia, ma che ha sempre percepito la mancanza di una componente umana. Ramin aggiunge che, oltre a non saper eseguire in maniera credibile il rubato, l’intelligenza artificiale non potrà mai essere una tecnologia perfetta, essendo essa stessa una creazione di esseri umani imperfetti.

I musicisti sul palco (credits: Andreas Albarosa)

Sicuramente la sorpresa più grande arriva verso la fine dello spettacolo, quando i due pianisti sconvolgono improvvisamente il  programma cambiando il repertorio che si prestano ad eseguire: eccezion fatta per il bis, ovvero il primo preludio e fuga del WTK n.1, il concerto si chiude con due composizioni di Erik Satie e una di Gabriel Fauré, proiettando quindi lo spettacolo dal  barocco tedesco al romanticismo francese, concludendo la serata in dolcezza e lasciando riposare in silenzio l’aria del teatro, riempita nel corso della serata dalla musica di Bach (ecco spiegato il titolo dello spettacolo).

Questo spettacolo-progetto è  da intendersi come una parte di un qualcosa di più grande; infatti, un’altra collaborazione che stanno portando avanti i due musicisti è “Adagios in classical jazz” dove  i generi della musica classica e  del jazz sono in aperto contrasto e non in simbiosi come  in “Bach is in the Air”. 

Ramin Bahrami e Danilo Rea (credits: Teatro Verdi Gorizia)