Una settimana in dieci notizie: 14 aprile - 20 aprile 2024

di Emma Bernardi

Nella serie di eventi che tengono il mondo con il fiato sospeso, le ultime notizie internazionali dipingono un quadro variegato. Partendo da New York, dove l’ex presidente Donald Trump è sotto processo, si arriva al tragico episodio in cui un quindicenne di Sydney accoltella un vescovo. L’attenzione si sposta poi verso Copenaghen, con la storica Borsa valori avvolta dalle fiamme, e il debito pubblico americano in crescita solleva preoccupazioni a livello globale.
Di fronte ad una realtà che appare paradossale, Dubai si trova a fronteggiare un inaspettato nubifragio che allaga la città, mentre a Londra vengono prese drastiche decisioni riguardo la legislazione anti-fumo. 
I lavori dei seggi elettorali si intensificano con le Isole Salomone che si dirigono al voto, decisive per il futuro del rapporto con la Cina; nel frattempo, l’India si prepara alle elezioni più grandi della storia.
Nella fine di questa settimana, le truppe di pace russe iniziano a ritirarsi dall’Azerbaigian, mentre gli Stati Uniti tornano a imporre sanzioni al Venezuela. 



15 aprile: Donald Trump sotto processo a New York

Scritta in un parco di New York (credits: Wikimedia Commons)

Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, un ex presidente è sotto processo penale a New York, rischiando il carcere. Donald Trump è accusato di aver falsificato documenti e violato la legge sui fondi elettorali comprando il silenzio della pornostar Stormy Daniels e della modella di Playboy Karen McDougal in merito a delle relazioni extraconiugali, pubblicamente sempre negate dall’ex presidente.  

Trump, ormai incastrato nella situazione, ha come obiettivo quello di ottenere un guadagno politico dal processo di New York, indipendentemente da una condanna o da un’assoluzione. Il tycoon punta a trasformare la situazione in un punto chiave della sua campagna elettorale, presentandosi agli occhi degli statunitensi come vittima di persecuzione politica per mano di collaboratori di Biden. L’aula che deve affrontare l’ex presidente appare come dipinta di blu: il presidente del tribunale Juan Mercham, così come la giuria, esprimono la maggioranza democratica di New York. 

Le prime battute della strategia già messa in atto nel suo ultimo comizio in Pennsylvania vedono l’accusare Mercham di violare il suo diritto costituzionale al libero discorso

Il processo a New York potrebbe effettivamente portare vantaggi politici a Trump, ma costituisce un rischio legale, poiché una condanna potrebbe precludergli l’auto-perdono nel caso diventasse presidente. La selezione dei giurati è dunque cruciale, poiché un giudizio di colpevolezza richiede un verdetto unanime.

15 aprile: Sydney, 15enne accoltella il vescovo novax e anti LGBTQ+

Vescovo Mar Mari Emmanuel (credits: Wikimedia Commons)

Durante una funzione religiosa a Sydney, un adolescente quindicenne ha causato il panico attaccando il vescovo della chiesa assira ortodossa Mar Mari Emmanuel e un suo collaboratore. L’aggressione è stata trasmessa anche in diretta su YouTube, suscitando sconcerto tra i fedeli che partecipavano al servizio online. L’immediato intervento della polizia ha evitato che l’aggressore fosse linciato dai presenti, molti dei quali profughi dalle guerre in Iraq e Siria e frequentatori abituali della chiesa. La tensione intorno al luogo di culto, una villa dedicata a “Cristo il Buon Pastore”, è rimasta alta per diverso tempo. Durante gli scontri con i fedeli, alcuni agenti sono rimasti feriti, mentre i presenti chiedevano giustizia immediata verso il ragazzo al grido di “occhio per occhio“.

Il vescovo Emmanuel è noto per le sue posizioni estreme contro i vaccini e la comunità LGBTQ+. Grazie al suo ampio seguito su piattaforme social come TikTok e Facebook, ha espresso opinioni controverse durante la pandemia, definendo le misure di lockdown come “schiavitù di massa” e mettendo in dubbio l’efficacia dei vaccini. Anche le sue dichiarazioni contro i transgender hanno generato polemiche, descrivendo chi si identifica come tale come “non umano”.

Le motivazioni dietro l’attacco del quindicenne al vescovo Emmanuel e al suo collaboratore non sono ancora chiare, ma è probabile che l’adolescente abbia scelto il bersaglio per la sua notorietà.

16 aprile: In fiamme la storica Borsa valori di Copenaghen

Incendio nell’ex-Borsa valori di Copenhagen (credits: Wikimedia Commons)

Un vasto incendio ha devastato l’edificio storico della Borsa nel cuore del centro storico di Copenaghen, un’antica struttura risalente al XVII secolo. L’edificio ha ospitato la Borsa valori fino agli anni ’70 e attualmente è sede della Camera di Commercio danese. 

Il palazzo era in fase di restauro quando è divampato l’incendio, ma le cause dell’incidente non sono ancora note. Il ministro della Cultura danese, Jakob Engel-Schmidt, ha espresso sgomento per l’evento, definendolo una perdita devastante per il patrimonio culturale danese.

Le strade circostanti sono state chiuse al traffico, ma numerosi cittadini si sono radunati di fronte al crollo della guglia di 54 metri, mostrando preoccupazione e sgomento per la perdita di un simbolo così importante della storia della città.È la nostra Notre-Dame”, dicono, mentre il destino abbraccia la coincidenza: esattamente 5 anni fa, nella notte tra il 15 e il 16 aprile 2019, andava a fuoco la mitica cattedrale parigina.

16 aprile: Dubai, le piogge allagano la città nel deserto

Immagine satellitare di Dubai, in verde le diverse aree inondate (credits: Wikimedia Commons)

Le recenti inondazioni che hanno colpito gli Emirati Arabi Uniti, soprattutto Dubai e il suo importante aeroporto, sono considerate le peggiori degli ultimi 75 anni. In sole 24 ore sono caduti più di 142 millimetri d’acqua sulla città, superando di gran lunga la media annuale di 95 millimetri. Anche altre città hanno subito gravi danni, con precipitazioni fino a 250 mm. 

Si è sollevato il sospetto che il “cloud seeding” – una pratica sperimentale di inseminazione artificiale delle nuvole – possa essere stato un fattore. Tuttavia, gli esperti negano che sia stata questa attività a causare l’alluvione. Si è verificata una rara configurazione meteorologica su vasta scala, denominata “a omega”, che ha portato a una forte presenza di nuvole. L’evento era stato previsto, ma ha superato le aspettative, e in ogni caso l’uso del cloud seeding non sarebbe stato necessario, in quanto la pratica ha un impatto limitato e non può causare inondazioni a così grande distanza.

Si sottolinea anche il ruolo del cambiamento climatico nell’intensificarsi delle piogge. Studi recenti indicano che l’effetto del riscaldamento globale potrebbe portare a un aumento significativo delle precipitazioni nella regione entro la fine del secolo. Nonostante ciò, gli eventi meteorologici estremi come questo non possono essere attribuiti direttamente al cambiamento climatico: sebbene rari, non sono insoliti nella regione, come dimostra la presenza di cicloni tropicali nell’Oman. C’è comunque da riconoscere che  la forte umidità e le temperature troppo elevate dell’aria e del Golfo persico hanno giocato un ruolo significativo.

17 aprile: Londra vieta le sigarette ai nati dopo il 2008

Fumo di sigaretta (credits: Wikimedia Commons)

Il Parlamento britannico ha approvato una legge anti-fumo che ha suscitato divisioni tra i conservatori e riportato in primo piano il dibattito sull’intervento dello Stato. La legge, proposta dal governo di Rishi Sunak, prevede il divieto di acquisto di sigari o sigarette per chi è nato dopo il 2008, con l’obiettivo di estinguere il fumo entro un paio di generazioni. Non esiste al mondo una legislazione anti-fumo così radicale.

Decisivo il sostegno dell’opposizione laburista, perché è dalle file dei conservatori che arrivano le principali critiche: Boris Johnson definisce la misura “assolutamente folle”, mentre Liz Truss ha criticato l’idea dello “Stato-bambinaia”. Nel concreto, il dibattito si concentra sulla bilancia tra la libertà individuale e la protezione della salute pubblica, con il governo che sostiene la necessità di proteggere le generazioni future dalla dipendenza dalla nicotina. Non poche voci sollevano preoccupazioni sulla discriminazione e sull’impatto economico della legge: in Gran Bretagna, il fumo ha un costo stimato di oltre 20 miliardi di euro per le casse statali e causa 76.000 morti all’anno, gravando pesantemente sul sistema sanitario. A fronte di ciò, c’è da sottolineare che la dipendenza dal tabacco è già in recessione, con solo il 13% della popolazione britannica attualmente fumatore.

Ad ogni modo, la legge sarà operativa entro l’anno, dopo un’ulteriore fase di approvazione legislativa di carattere tecnico.

17 aprile: Le Isole Salomone vanno al voto, scegliendo il destino del rapporto con la Cina

Primo ministro Manasseh Sogavare (credits: Wikimedia Commons)

Le elezioni nelle Isole Salomone hanno richiamato l’attenzione internazionale, con particolare interesse per l’impatto sulle relazioni con la Cina. Sebbene la nazione si concentri su questioni interne come la sanità e i servizi pubblici, l’evoluzione delle relazioni con Pechino sotto il primo ministro Manasseh Sogavare è diventata centrale nel dibattito politico. Queste elezioni in particolare rappresentano un momento significativo, poiché segnano il primo scrutinio dopo che l’arcipelago ha interrotto i rapporti diplomatici con Taiwan nel 2019, sostenendo il disegno voluto da Pechino. Il patto di sicurezza siglato con la Cina nel 2022 ha sollevato preoccupazioni sulla scarsa trasparenza, innescando l’allarme in Australia e negli Stati Uniti circa l’espansione dell’influenza cinese nel Pacifico. 

Nelle Isole Salomone, gli elettori non eleggono direttamente il primo ministro, ma votano per i loro rappresentanti; questi poi negoziano privatamente per formare una coalizione di governo e selezionare il capo esecutivo. Daniel Suidani, ex premier provinciale e leader dell’opposizione, ha denunciato le azioni cinesi come “allarmanti“, sottolineando le preoccupazioni riguardo al coinvolgimento crescente della Cina nelle questioni regionali.

Le elezioni sono un evento logistico complesso per le Isole Salomone, visto il coinvolgimento di centinaia di isole sparse nell’arcipelago. Squadre internazionali di osservatori sono state dispiegate per monitorare il processo, mentre l’ambasciata cinese ha rafforzato le misure di sicurezza in previsione di possibili disordini. Le elezioni sono spesso agitate e tumultuose, a testimonianza delle sfide e le difficoltà presenti nella società salomonese.

17 aprile: Al crescere del debito pubblico americano crescono i problemi per il resto del mondo

Victor Gaspar durante l’esposizione di Fiscal Monitor (credits: Flikr)

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha sollevato preoccupazioni sull’impatto dell’aumento della spesa pubblica e del debito negli Stati Uniti sull’economia americana e globale. 

Secondo il FMI, l’aumento dei rendimenti sui titoli del Tesoro americani può influenzare a catena quelli di altri paesi, contribuendo però a turbolenze sui tassi di cambio specialmente nelle economie in via di sviluppo. Vitor Gaspar, capo del dipartimento per gli affari fiscali del FMI, ha evidenziato che l‘aumento dei costi di finanziamento a livello globale, aggravato dall’attuale situazione, peggiora ulteriormente le fragilità dell’economia mondiale e i rischi già esistenti. 
Questo rappresenta il secondo avvertimento del FMI al governo degli Stati Uniti nel giro di pochi giorni. Martedì, l’agenzia aveva già dichiarato che la spesa pubblica e l’indebitamento stanno contribuendo al surriscaldamento dell’economia americana, rendendo più difficile per la Federal Reserve contrastare l’inflazione. 
Se l’inflazione americana rimanesse elevata, potrebbe deludere gli investitori e le loro speranze di tagli dei tassi di interesse, portando a una svendita di attività finanziarie negli States e nel mondo e aumentando così il rischio di default e di instabilità finanziaria. Questi avvertimenti del FMI si uniscono alle crescenti preoccupazioni riguardo alle implicazioni a lungo termine dell’esplosione del debito pubblico statunitense, che il Dipartimento del Tesoro stima a quasi 35 trilioni di dollari.

Il FMI ha quindi invitato i governi di tutto il mondo a esercitare la massima cautela fiscale in quest’anno, per evitare ulteriori pressioni sui mercati finanziari globali.

18 aprile: India alle urne: sfida epica per il futuro del Paese

India: fila ai seggi nelle elezioni (credits: Wikimedia Commons)

L’India si prepara per un evento elettorale senza precedenti, con l’avvio oggi di uno dei più grandi esercizi democratici mai visti. Le votazioni, che dureranno sei settimane fino al 1 giugno, vedono il primo ministro nazionalista Narendra Modi del Bharatiya Janata Party (BJP) tentare di ottenere un terzo mandato consecutivo. Tuttavia, l’ampia coalizione dei partiti di opposizione avverte che la permanenza del BJP al potere potrebbe mettere a rischio le libertà civili.
Sotto il governo di Modi, l’India ha vissuto una crescita economica significativa, ma anche una crescente polarizzazione religiosa. Questa elezione, che coinvolge 969 milioni di elettori indiani e vede scendere in campo più di 2.700 partiti, rappresenta un momento cruciale per il futuro del paese.
In India, i 543 deputati della Lok Sabha (la camera bassa del Parlamento), vengono eletti attraverso un sistema maggioritario multipartitico. Per formare un governo, un partito o una coalizione deve ottenere almeno 272 seggi, di cui 131 riservati per i rappresentanti delle “caste classificate” e delle “tribù classificate”, gruppi ufficialmente considerati svantaggiati. 

Il processo elettorale coinvolgerà una vasta logistica e richiede il lavoro di circa 15 milioni di operatori elettorali: quest’anno, le elezioni indiane sono valutate come le più costose del mondo, superando addirittura le presidenziali statunitensi.
Modi e il suo BJP rimangono estremamente popolari, ma affrontano una sfida da parte di una vasta coalizione di opposizione guidata dall’Indian National Congress. Tuttavia, questa è stata soggetta a tensioni interne e deve ancora presentare un candidato unitario per primo ministro.

19 aprile: Le truppe di pace russe iniziano a ritirarsi dall’Azerbaigian

Festeggiamenti azeri dopo la riconquista del Nagorno-Karabakh nel 2020 (credits: Wikimedia Commons)

Le truppe di pace russe stanno ufficialmente iniziando il loro ritiro dalla regione del Nagorno-Karabakh, in Azerbaigian, dopo due anni di missione. Questo movimento segue l’accordo che ha messo fine ai combattimenti tra le forze azere e quelle di etnia armena nel novembre 2020, quando quasi 2.000 soldati russi sono stati dispiegati nella zona.

La disputa tra Armenia e Azerbaigian sulla regione del Nagorno-Karabakh, ora riconosciuta come parte integrante dell’Azerbaigian a livello internazionale, continua da lungo tempo.
Quando l’Azerbaigian ha riconquistato il Nagorno-Karabakh con la forza nel settembre dello scorso anno, ha provocato l’esodo di 120.000 armeni e l’arresto dei leader separatisti della regione. L’intervento mediato dalla Russia ha portato alla fine dei combattimenti e alla stabilizzazione della situazione. 

Inizialmente era stato concordato che le forze di pace sarebbero rimaste nella regione fino al novembre 2025, ma la partenza delle truppe russe è stata anticipata al  1° agosto.

20 aprile: Gli Stati Uniti tornano a imporre sanzioni al Venezuela

Stazione di servizio in Venezuela (credits: Wikimedia Commons)

A causa della mancata adesione del governo Maduro ai principi democratici, gli Stati Uniti stanno reimponendo sanzioni al settore petrolifero venezuelano in vista delle elezioni di luglio. Il Venezuela accusa gli USA di non aver rispettato l’accordo di revocare tutte le sanzioni, fatto durante alcuni negoziati segreti. Qualche mese fa, in occasione di un incontro alle Barbados erano state parzialmente allentate le sanzioni dopo un accordo elettorale tra il governo e l’opposizione. 

La reimposizione delle sanzioni danneggia la vendita di carburante venezuelano e costringe le compagnie petrolifere statunitensi nel paese a cercare autorizzazioni speciali. Anche se decine di paesi, inclusi gli Stati Uniti, non hanno riconosciuto i risultati delle elezioni del 2018 in cui Maduro è stato dichiarato vincitore, le sanzioni non sono mai riuscite a rimuoverlo dal potere, poiché gode del sostegno di Cuba, Russia e Cina. Malgrado l’accordo precedente, il governo venezuelano ha recentemente vietato a molti oppositori politici di partecipare alle prossime elezioni di luglio, attraverso le quali Maduro punta a un terzo mandato nonostante l’opposizione e l’instabilità economica del paese.